La storia

Nel 1926 Louis Marchesi, ventisettenne membro del Norwich Rotary Club in Inghilterra, maturò l’idea di dar vita ad un nuovo Club più vicino e meglio rispondente alle idee, ai progetti, alla mentalità di giovani uomini avviati a ricoprire ruoli professionali nella società. Già qualche tempo prima Marchesi, invitato dal Presidente del Rotary a sostituire un relatore assente, aveva potuto cogliere il disagio di esprimere le proprie aspirazioni ad un auditorio di soci ben più anziani di lui e, soprattutto, la difficoltà di persuaderli e di motivarli.
La fiammata decisiva a incenerire le sue ultime perplessità sarebbe venuta di lì a poco: nel 1927, al Congresso delle Industrie Britanniche a Birmingham, il Principe di Galles, futuro Edoardo VIII, incoraggiò i giovani uomini d’affari e professionisti di quel Paese a riunirsi intorno a un tavolo per discutere di adottare metodi di lavoro e di intervento dimostratisi validi nel passato, adattarli alle mutevoli necessità dei tempi e, se possibile, migliorarli. Il solco era tracciato. L’auspicio del Principe schiarì definitivamente le idee di Marchesi, snebbiandole dalle poche ombre rimaste e ne infiammò la fantasia, stimolandone il cammino e la voglia di fare.

Quei tre verbi, adottare, adattare, migliorare, apparentemente insignificanti, erano invece i punti cardinali intorno cui far ruotare la Round Table, erano la rotta da seguire. Già Round Table. Il nome del nuovo Club era uscito così, naturalmente, senza che qualche romantico con la passione per Artù e i suoi cavalieri intendesse farvi, da principio, anche solo ideale riferimento.
Inconsciamente, forse, quel cerchio, quella linea tonda che corre all’infinito, senza soluzione di continuità, era forse il desiderio di Marchesi di una amicizia, di una vicinanza perpetua tra i futuri soci in un moto perenne del fare e del farsi per gli altri, del servire e del servirsi vicendevolmente, senza sosta. Così, dopo qualche incertezza, nel 1929 sarebbe stato, infatti, adottato il disegno della Tavola Rotonda di Re Artù esistente nel Castello di Winchester, con nel mezzo la rosa dei Lancaster e in alto Artù con la sua spada. I dodici segmenti neri girano intorno a ruota indicando le posizioni dei membri della Tavola. Formalmente, la prima Round Table venne riunita il 14 Marzo 1927 a Suckling House, a Norwich.

Marchesi aveva intuito che Sir Robert Bignold, Lord Mayor di Norwich e lo Sceriffo A.A. Rice erano sulla stessa lunghezza d’onda. Quella sera, a Suckling House, il Lord Mayor e lo sceriffo decidevano di sostenere il nuovo club, affidandone la presidenza a Bernard H. Durrant e il segretariato onorario allo stesso Marchesi: l’ultimo diaframma veniva così abbattuto e la prima Round Table prendeva vita. La Tavola di Norwich crebbe e i suoi componenti già riuscivano a rappresentare gran parte delle professioni presenti nella società cittadina.

Nel giugno del 1929 le Tavole erano già 16, supportate da un magazine trimestrale dal titolo News & Views. Nel suo primo editoriale Marchesi scrisse:

“Il nostro primo obiettivo sia quello di diffondere e consolidare noi stessi a livello nazionale, poi imperiale e, infine, in tutto il mondo”.

Ogni membro che fosse un Tabler riconosciuto durante gli incontri serali, programmati ogni 15 giorni, poteva portare con se degli ospiti. Uno di essi, un rotariano di Portsmouth, M.S. Smith, entusiasta, tornato nella sua città, stimolò la nascita della Round Table 2.

Nel 1929, al Rotary Club di Harrogate, si stava discutendo una risoluzione del Rev. L.J. Hines sulla Round Table: se questa dovesse essere parte del Rotary, cioè una specie di Rotary Junior. Marchesi, ormai sicuro che le idee e le aspirazioni giovanili dovessero crescere e svilupparsi in un terreno autonomo, riconobbe una diretta discendenza della Round Table dal Rotary, ma al contempo ne affermò la totale indipendenza. Il Rotare mosse una risoluzione, approvata a gran maggioranza, nella quale si affermava: “Questa conferenza raccomanda ai rotariani di Gran Bretagna e Irlanda di incoraggiare la promozione, fin dove possibile, di Club di giovani uomini d’affari e professionisti sulla stessa linea di quella attuata dal Club Round Table di Norwich e che, dove già esistono questi Club, sia tratto vantaggio dall’esperienza del Club Round Table di Norwich”. La Round Table, rivolgendosi ai giovani, individua i propri membri tra coloro che, per le loro personali qualità e per la posizione che tendono a conseguire nell’ambito della loro attività, possano ragionevolmente credere in un brillante avvenire personale e in un fattivo apporto al mondo del lavoro e della cultura. La Round Table fa affidamento sulla loro giovinezza spirituale, sul dinamismo, sull’interesse ad approfondire senza pregiudizi la conoscenza delle problematiche del mondo in cui viviamo e sulla loro generosità d’animo, al fine di contribuire al miglioramento della società.

Forte di questo comune denominatore, la Round Table fonda i rapporti tra i suoi membri sul binomio Amicizia e Tolleranza. Gli scopi che essa persegue sono indicati nell’art. 2 dello Statuto. In particolare la Round Table si propone di favorire e promuovere, a qualsiasi livello, l’amicizia, le intese personali e le iniziative al servizio della collettività, in un’ottica di impegno assolutamente apartitico e aconfessionale: i soci possono aderire a qualsiasi partito e confessione, ma, per reciproco rispetto della libertà di pensiero e credo, sono vietate, nell’ambito del Club, prese di posizione politiche o religiose. La Round Table si distingue da altre associazioni soprattutto per il fattore età: ogni membro perde tale status, e quindi il diritto di appartenenza attiva, non di frequentazione, col compimento del quarantesimo anno d’età. La Round Table è dunque un club di giovani e per i giovani.